Nel capitolo 904 sono apparsi i quattro comandanti dell'Armata Rivoluzionaria. Il fatto che dei pezzi grossi ci vengano presentati con tanta disinvoltura sottolinea il volere di Eiichiro Oda di proseguire senza sosta all'interno delle narrazioni principali, in una corsa ormai irrefrenabile che ci porterà al termine della Grand Line.
Come al solito, non sono qui per parlarvi degli eventi recenti o a illustrarvi gli elementi principali di questo capitolo. Internet ha già fatto egregiamente il proprio lavoro. Io, piuttosto, vorrei rispolverare delle mie vecchie riflessioni sui Rivoluzionari in relazione ai nuovi personaggi presentati. E lo farò nuovamente focalizzandomi su un dettaglio futile, se confrontato a tutte le informazioni ricavabili dal capitolo, quale è il loro abbigliamento.
Era il 27 settembre 2013. Un venerdì, per la precisione. Non crediate che io abbia una memoria titanica, ho semplicemente riaperto la bozza di questo vecchio articolo (ormai oscurato).
Era uno dei miei primi scritti e avevo deciso di dedicarlo a un personaggio di cui tuttora subisco il fascino: Bartholomew Kuma (o Bartholomew Orso, come in seguito ho appreso essere più corretto).
L'articolo, in verità, era una teoria che cercava di rispondere alle contraddizioni che delineavano il personaggio. Non sarò qui a riproporvi tediosamente le domande che mi ponevo e le risposte un po' ingenue che ne attribuivo. Tuttavia, nell'articolo, mi lanciavo in un'analisi molto particolare sull'aspetto, sul vestiario, sull'immagine dei Rivoluzionari. Un'analisi che ricollegherò a quanto visto nel capitolo 904.
Le personalità presenti nelle fila rivoluzionarie sono tra le più variegate, differenti sotto moltissimi aspetti. Eppure vi è una particolarità che accomuna proprio tutti i Rivoluzionari, dagli operanti a Baltigo fino agli okama del Regno di Kamabakka. Tutti sono contraddistinti da un filo di eccentricità estetica.
Parlare di eccentricità in One Piece è un compito arduo, è difficile capire se sia più eccentrico un rivoluzionario con le calze a rete o un uomo sferico con una zip sulla bocca. In questi casi, non possiamo che affidarci alle reazioni dei personaggi che abitano il mondo di One Piece, che sono ben consapevoli di cosa rientra nella norma e cosa no.
Dal punto di vista interno dei personaggi, i Rivoluzionari rientrano tra le personalità visivamente e psicologicamente più eccentriche del globo terracqueo. Se gli okama alzino nettamente la media di questo dato è da discutere.
Comunque sia, questa varietà estetica la interpreto come pura libertà espressiva. Un concetto particolarmente generico e poco fondato se rimaniamo ad analizzare i rivoluzionari "di contorno", come Bunny Joe o Terry Gilteo, personaggi i cui nomi sono comparsi solamente in alcuni databook.
Se iniziamo ad analizzare già i personaggi più rilevanti dell'armata, questo concetto di libertà espressiva assume maggiormente forma. Gli okama, ad esempio, ben rappresentano questo concetto.
Gli okama di Kamabakka, così come quelli visti a Impel Down, massimizzano la libertà d'espressione fino a nullificarne il significato. Non si parla più di copricapi buffi o abbigliamenti sopra le righe, si parla di vera e propria ininfluenza estetica. Non importa essere uomini o donne, il genere sessuale vale tanto quanto il gusto sessuale: nulla. Gli Okama rompono le barriere tra i sessi e se Ivankov decide di guidare il suo regno come "regino" è libero di farlo.
Purtroppo, questa caratteristica degli okama non è sempre ben chiara. Qui devo bacchettare Oda, che nelle comparse trans-formate si limita a raffigurare stereotipi un po' troppo simili ai personaggi di Biagio Izzo. Spero vivamente che questo sia solo un mio problema da italiano e che ai giapponesi non venga in mente niente di simile nell'osservare gli okama.
Tuttavia, quando Oda ne approfondisce il tema tira fuori dei personaggi notevoli. Oltre al focus che potremmo fare sullo stesso Ivankov, l'okama che preferisco è Inazuma. Incredibile la sua capacità di passare da un sesso a un altro con estrema disinvoltura, senza mutare le proprie abitudini o il proprio modo di porsi, sempre fedele a sé stesso e mai alla sua apparenza.
Lasciatevi sopraffare dalla bellezza di queste traduzioni |
Purtroppo su Bartholomew Kuma, come accennavo, abbiamo ancora pochi dati certi. E la mia analisi sulla libertà espressiva dovrebbe necessariamente mutare in ipotesi e congetture.
Da una prima occhiata, Kuma condivide quei tratti labili comuni ai rivoluzionari generici, quali il nome e l'abbigliamento ispirati a un animale. In One Piece moltissimi personaggi e gruppi di essi ricordano in maniera più o meno appariscente delle creature animali, e i Rivoluzionari non fanno eccezione. Si parte dal leader Monkey. D. Dragon all'anonimo Bunny Joe, passando per Koala, l'uomo-pesce Hack e i recenti apparsi Karasu (letteralmente "corvo") e il mink Lindbergh.
Tuttavia, ciò che mi colpisce particolarmente dell'estetica di Kuma è il suo saldo legame al cristianesimo. Col tempo abbiamo raccolto abbastanza nozioni da apprendere che il libro che porta sempre con sé non è espressamente una Bibbia, tuttavia il riferimento (perché di questo si parla) è lampante. Soprattutto se unito al suo vestiario, che per il colletto bianco e il mantello con cappuccio con cui lo si vede nei flashback, ricorda verosimilmente la figura del missionario.
Con Kuma, tuttavia, si apre una parentesi enorme sulla trattazione delle religioni in One Piece. Dallo spiritualismo generico, al semplice citazionismo (come, sottolineo, in questo caso specifico), ai veri e propri culti praticati nel mondo creato da Eiichiro Oda; culti che a loro volta possono essere trasposizione o puro riferimento di culti reali appartenenti al nostro mondo. Questo è un discorso che potremmo approfondire in futuro.
Ciò che mi preme si realizzasse è che il design di Kuma non rimanesse fine a sé stesso e che, in linea con gli ideali di libertà dell'Armata Rivoluzionaria, il personaggio possa essere portavoce della libertà religiosa, così come Ivankov lo è della libertà sessuale. D'altronde, i Rivoluzionari sono ormai prossimi alla guerra nientemeno che con i Draghi Celesti, ovvero i Saint del mondo di One Piece, coloro impongono il proprio volere dalla Terra Santa di Mariejois.
Oda lascia i quattro Comandanti dell'Armata Rivoluzionaria come gli ultimi baluardi della libertà da presentarci. In verità, non possiamo sapere se le gerarchie all'interno dell'armata siano più complesse e presentino quindi più personaggi, ma, di fatto, questi quattro comandanti identificano un nuovo elemento da attribuire agli ideali di libertà dei rivoluzionari.
Tutti e quattro i personaggi, in un modo o nell'altro, presentano abbigliamento, armi, accessori, copricapi tipici del genere steampunk. Ad aiutar loro in questa rappresentazione vi è il copricapo del tutto simile a quello di Sabo, altro personaggio accostabile a questo sottogenere narrativo. Se vi sia veramente relazione tra questa moda vittoriana, la posizione gerarchica di Sabo nell'armata e il fatto che, in passato, i Rivoluzionari preferissero andare in giro con il manto tipico di Dragon non ci è dato sapere; ma i collegamenti offrono molti spunti.
Comunque, tornando al discorso principale, cosa rappresenterebbe questo abbigliamento? Da noi lo steampunk è il genere al quale si ricorre quando si vuole portare un cosplay a una fiera ma non si hanno idee, tuttavia la particolarità dello steampunk è quella di riuscire a compiere azioni futuristiche in un passato contraddistinto da materiali per noi antiquati. Non vi è la necessità di creare chissà quale strabiliante macchina del teletrasporto, risultato di fisica aerospaziale e meccanica quantistica; sarebbe sufficiente, in un mondo steampunk, una cyclette a carbone: il gioco sarebbe bello che fatto.
Insomma, nello steampunk il futuro viene prima, il futuro vi è stato prima del nostro presente, il futuro è più vicino guardandosi alle spalle che in avanti. Queste mie affermazioni possono avervi fatto affiorare un'incredibile quantità di parallelismi con il fantomatico regno antico e la guerra avvenuta con gli antenati del Governo Mondiale. Una verità nascosta che speriamo di scoprire proprio grazie all'intervento dell'Armata Rivoluzionaria.
I Quattro Comandanti dell'Armata Rivoluzionaria non personificano più le libertà perseguite dagli uomini, ma divengono bandiere dei fini ultimi dell'organizzazione di Dragon.
Come avete avuto modo di riscoprirmi con il mio ritorno, sono diventato un filo più stronzo. Di conseguenza, non proseguirò in questo discorso che sfocerebbe in incredibili teorie e fantasmagoriche analisi. Con questo post volevo semplicemente parlarvi della moda primavera-estate sfoggiata dai comandanti rivoluzionari nell'ultimo capitolo, niente di più.
Il resto lo lascio fare a voi. Non è detto che non mi piacerebbe discuterne nei commenti.
Sai ricordo che una volta abbiamo parlato di Bartolomew e del concetto di religione nel mondo di One Piece.
RispondiEliminaMi piace l'analisi che hai fatto. Da quel poco che abbiamo visto si nota davvero tanto il concetto di libertà assoluta, anche se è solo la superficie. Non vedo l'ora di leggerne di più.
Per gli okama, proprio l'altro giorno (scrivendo l'articolo su Alabasta) pensavo al concetto di omosessualità in One Piece. Oda la mostra in maniera diversa, come una libertà di variare da un genere all'altro... Allo stesso tempo sembrano anche macchiette. Come hai fatto notare nell'articolo.
Ricordo la discussione sulla religione. In particolare la ricordo perché notai che nel risponderti avevo cambiato totalmente il pensiero che avevo esposto in un vecchio Focus.
EliminaDovevo fare un nuovo Focus sull'argomento prima di chiudere. Quindi, ora, chissà.