La saga di Wano è vicina a
raggiungere il decimo capitolo, un traguardo irrilevante se
ripensiamo all'andamento delle saghe di Whole Cake Island, quartier
generale dell'Imperatrice Big Mom, e di Dressrosa, motore dei
macro-eventi attualmente in corso. Ci troviamo in un lungo tratto di
mare governato da forze ben definite e tra le più importanti e
potenti a livello globale ed è quindi prevedibile che le avventure
nel quartier generale dell'Imperatore Kaido possano durare ancora a
lungo.
L'editor del manga ha recentemente affermato che il capitolo 917 permetterà agli eventi della saga di Wano di entrare ufficialmente nel vivo. Nonostante questa dichiarazione, non mi sento tuttavia di considerare questi primi capitoli introduttivi superflui o meramente dovuti.
Le poche volte che ho avuto
la possibilità di esprimermi riguardo la saga di Wano, ho ampiamente
elogiato la lunga presentazione congeniata per essa. Wano Country è
un luogo che portiamo nel nostro bagaglio dai tempi di Thriller Bark,
con la presentazione del samurai-zombie Ryuma. Da allora, i
riferimenti e le nozioni riguardanti questa mitica terra dei samurai
non hanno fatto che aumentare di numero, elaborando un tessuto di
informazioni base prima ancora di mettere effettivamente piede
sull'isola.
Inizialmente credevo che
questo approccio, che spero si concretizzi anche per la mitica terra
dei giganti, concedesse a Eiichiro Oda di evitare totalmente i
capitoli introduttivi dedicati alla scoperta dell'isola e delle sue
tradizioni, dedicati al worldbuilding.
Sarebbe stato un fine
comprensibile, visto che dall'entrata nel Nuovo Mondo vi è stato
sempre meno spazio all'esplorazione puramente ludica delle nuove
isole. La scoperta di attività, di sapori, di usi e costumi diventa
superflua in una narrazione che possiede obiettivi definiti, precisi
e ben delineati. Luffy e i suoi compagni non si ritrovano più a
dover sgominare il despota di turno che intralcia – per così dire
– il loro cammino, bensì sbarcano sulle isole col preciso intento
di attentare alle più alte cariche politiche e militari del Nuovo
Mondo. L'avventura è venuta meno in favore di un'azione sfrenata
atta a raggiungere la conclusione finale del manga. Finito questo
ciclo di avventure non ce ne sarà un altro, dopo la ricompensa
finale non inizierà un nuovo capitolo delle avventure degli Straw
Hats.
Eppure Oda ha deciso di non
crogiolarsi su questo considerevole sostegno narrativo. Difatti,
capitolo dopo capitolo, Oda dimostra di volerci presentare pienamente
il Paese di Wano, il quartier generale di Kaido, l'isola ispirata
alla sua terra natia. Senza dimenticare, ovviamente, gli eventi
cardine della saga.
Abbiamo quindi il tempo di
assistere a un incontro di sumo, sport nazionale di Wano, mentre
veniamo informati del sistema gerarchico che vige in questa terra e
dei motivi per cui il villaggio di O-Tsuru è ripudiato
dalla popolazione locale. Questo è solo un esempio che riporta
inevitabilmente alla memoria vecchie saghe come Alabasta, dove ci
prendevamo il lusso di attraversare un intero deserto pieno di
insidie mentre Bibi spiegava i repentini cambiamenti climatici
avvenuti in alcuni territori con la comparsa di Crocodile.
Assolutamente niente a che vedere con Dressrosa che, per seguire la
linea narrativa di cui sopra, si è limitata a presentarci in un
unico capitolo e in un unico ristorante tre piatti tipici, fate e
("non ti dico che è") il terzo Ammiraglio ("anche se
ha la il viso di un attore giapponese famosissimo"), con tanto
di prima divisione della ciurma. E se per Dressrosa posso anche
accettare eventuali contestazioni in quanto saga peculiarmente votata
al caos, mi rimane ancora l'amaro in bocca per Whole Cake Island che si è
limitata a farmi sapere che se un'isola dell'arcipelago si chiama
Parmigiana Island o è fatta di parmigiana o produce parmigiana –
punto.
Superfluo sarebbe decantare
ulteriormente questi primi intensi e preziosi capitoli della saga di
Wano, che continuano l'efferata cavalcata iniziata a Punk Hazard pur
concedendosi il tempo di giocare con le novità proposte. Basterebbe
il contrasto tra i promettenti personaggi di O-Tama e O-Kiku e il
grottesco esercito di Kaido per descrivere il dualismo di intenti
proposto in questi neanche dieci capitoli.
Non seguo più, come sai.
RispondiEliminaQuindi non ho idea della cosa. Ricordo il samurai fantasma/zombie, che poi era un personaggio di un altro manga di Oda (giusto?), mi piace questa cosa... significa che, almeno per qualcosa, l'autore ha delle piste prestabilite.
P.s. è migliorato ancora di più nel disegnare gli ambienti... :)
Moz-